Ulisse Aldrovandi
naturalista (1522, 1605)
Sandro Pignatti, eminente botanico italiano, nella
prefazione alla prima edizione della sua “Flora d’Italia” dice: “…non è
esagerato affermare che lo studio della flora secondo un moderno metodo scientifico ha origine
proprio in Italia, durante la splendida fioritura culturale dei secoli XV-XVI”.
Tra i nomi che affollano il lungo elenco di botanici citati dal Pignatti,(
Savonarola, Anguillara, Ghini,Calzolari,Mattioli,Cesalpino,Imperato,Colonna)
troviamo anche il bolognese ULISSE ALDROVANDI creatore di uno dei primi musei
di storia naturale e fondatore nel 1568 dell’Orto botanico di Bologna, uno dei
primi al mondo (Pisa nel 1543, Padova e Firenze nel 1545).
Le sue imponenti collezioni naturalistiche
comprendono 18000 “diversità di cose naturali” , 7000 piante essiccate in 15
volumi e migliaia di illustrazioni a tempera di animali e piante raccolte
in 18 volumi. Questi ultimi contengono
tavole di piante, fiori, frutta, animali, commissionate da Aldrovandi a partire
dalla seconda metà del sedicesimo secolo, e costituiscono forse la più ricca
pinacoteca del mondo naturale tardo- rinascimentale mai realizzata. Questa
collezione composta da migliaia di dipinti, di cui oggi ne restano circa 2900,
doveva fornire un'accurata visualizzazione di quel teatro della natura che il
naturalista bolognese aveva attentamente osservato per oltre cinque decenni.
Diversi
artisti lavorarono all’esecuzione delle tavole naturalistiche. Giovanni Neri fu
l’artista che più a lungo lavorò per Aldrovandi, essendo stato alle sue
dipendenze per 32 anni, dal 1558 al
1590. A lui è lecito attribuire la
maggior parte delle figure dell’intera raccolta e in particolare quelle
destinate a confluire nei volumi dedicati all'Ornithologia. Sulla mole
di lavoro svolta da questo artista non sussistono dubbi: realizzò circa 7000
illustrazioni in 32 anni, una media di circa 3 tavole ogni 5 giorni. Se impressionante è la quantità di
illustrazioni eseguite dal Neri, non altrettanto stupore suscita invece la loro
qualità. Ad animali e piante rese realisticamente e con impegno ne fanno
riscontro altri raffigurati in modo alquanto convenzionale e stilizzato. La
causa, probabilmente, va proprio cercata nei ritmi troppo elevati di lavoro a cui
l’artista era sottoposto. Chiara conferma di questo non troppo elevato livello
qualitativo si ha in una lettera in cui Pier Andrea Mattioli, lamentandosi con
Aldrovandi della figura del Loto da quest’ultimo inviatagli, fa notare che
"le foglie del ramoscello sono molto più longhe, e molto maggiori di
quello di pittura, né vi vedo somiglianze alcune, che mi movano punto a
pensare, che siano una cosa medesima". Le tavole più belle dell’opera
aldrovandiana furono realizzate dal veronese JACOPO LIGOZZI: sono una trentina
appena, ma spiccano per realismo straordinario e cura dei particolari.
Le tavole di Ulisse Aldrovandi sono conservate presso la Biblioteca Universitaria di Bologna e sono consultabili on line qui:
meraviglioseeee
RispondiEliminaUna collezione davvero unica !!!
RispondiEliminaIl papà di noi naturalisti artisti (o artisti naturalisti )....
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