sabato 6 febbraio 2021

Barlia robertiana, l'orchidea venuta dal sud

 


La Barlia robertiana è una vistosa orchidea spontanea dai grossi fiori rosa violacei che fiorisce d’inverno e le cui dimensioni sfiorano il metro in altezza. Per tutti questi validi motivi è impensabile non vederla in natura quando la campagna è ancora colorata di marrone e poche piccole piante cominciano a fiorire.


Barlia robertiana, acquerello di Lorenzo Dotti


La Barlia è una pianta simbolo del Bacino del Mediterraneo, fiorisce lungo le sue coste dalla Spagna alla Turchia, dall’Italia alla Libia, ma è anche il simbolo di quel cambiamento climatico che ha permesso a diverse piante mediterranee di spingersi verso nord. Le piante viaggiano in mille modi, i semi si spostano col vento, nell’intestino degli animali o per mano dell’uomo. Nel caso della Barlia è il vento che disperde i suoi minuscoli semi e li ha fatti volare tanti anni fa dalla Liguria fino in Piemonte.

La prima osservazione documentata per il Piemonte di questa bellissima orchidacea risale al 1984, osservata da Carrega e Silla nell’Appennino Ligure Piemontese presso Voltaggio. Da allora la bella ragazza che fiorisce d’inverno ha cavalcato verso nord con la velocità del fulmine, insediandosi ovunque le condizioni climatiche ed ecologiche lo permettessero come dimostrato dalle carte qui sotto che raccontano l’evoluzione della sua distribuzione in Piemonte dal 1984 ad oggi.




La Barlia è presente nella nostra regione nelle fasce collinari del torinese e allessandrino, nel Monferrato e nelle Langhe e lungo l’appennino ligure piemontese dai 200 ai 900 metri, e come molte orchidee si insedia nei prati aridi nei cespuglieti e lungo i bordi stradali.


Barlia robertiana, acquerello di Lorenzo Dotti


L’IRRESISTIBILE ASCESA DI BARLIA ROBERTIANA 

La Barlia originariamente descritta come stenomediterranea ossia con areale ristretto al bacino mediterraneo, nella fascia dell’olivo, ha avuto in relativamente pochi anni un’espansione straordinaria, espandendosi a nord fino ai Paesi Bassi (Olanda, Noordwijk) e a est fino in Bulgaria. Le piante censite in Inghilterra pare provengano da un esemplare piantato in un giardino nel 2002 (nel 2017 nella stazione si contavano già 65 piante). 

In Italia,  è distribuita in tutte le regioni tranne la Val d’Aosta e il Friuli Venezia Giulia. Recentissimo il ritrovamento in Trentino  nei sobborghi di Trento, segnalato sulla pagina FB del GIROS il 1° aprile 2021 da Sandro Poli.

Nelle nazioni confinanti a nord ovest si conferma lo stesso trend: In Francia ha risalito il Rodano fin a nord di Lyon, è comparsa in Bretagna e Normandia, con una diffusione dirompente: a titolo di esempio nel dipartimento delle Hautes – Alpes, da Briancon a nordest fino a Laragne a sud avest, è stata segnalata la prima volta nel 1988 e ad oggi conta 12 stazioni, tutte concentrate nella zona sud ovest del dipartimento. Così pure in Svizzera, dove è comparsa nel 2007 a Ginevra, è oggi localizzata intorno al lago Lemano e si sta spostando verso nord.

Per quanto riguarda il Piemonte, ecco i numeri della Barlia al 21 aprile 2021:

1984: prima segnalazione di Mario Carrega (3) a Voltaggio (Appennino ligure-piemontese orientale), forse lungo il corridoio ecologico della Val di Lemme e Polcevera che attraverso il Passo della Bocchetta arriva a Genova.

240: le segnalazioni della specie georeferenziate nel database

50: i rilevatori, numero per difetto

47: i quadranti a maglia 10 x 10 km in cui è presente

86: i comuni dove vegeta, talvolta in centinaia di esemplari come a Pecetto di Valenza (Al); da nord: Camino ( Al) a sud: Alto ( Cn), da est: Cabella Ligure (Al) a ovest: Valdieri (Cn).

140 m: quota più bassa conosciuta (Viarigi, At)

900 m: quota più alta conosciuta (Caprauna, Valle Tanaro)

Dalla carta di distribuzione nella regione, si può cogliere l’avanzata della specie in 22 anni di osservazioni. Come si vede, la marcia non è stata lineare: molti fattori hanno concorso alle nuove segnalazioni, ad esempio l’intensificarsi della ricerca sul campo, la partecipazione alla raccolta dati di moltissimi appassionati e non soltanto botanici come in passato. In alcune zone si concentrano la maggioranza delle indagini, in genere dove maggiore è la ricchezza di specie e quindi più alta la frequentazione di appassionati e fotografi; dove è presente un gruppo attivo di floristi e botanici legati ad esempio ad un Parco Naturale che promuove la ricerca; dove sono stati lanciati progetti di ricerca specifici come ad esempio nell’Astigiano per la pubblicazione della guida alle orchidee della provincia di Asti. 

Distribuzione della Barlia in Piemonte



NOMENCLATURA

Molte specie vegetali hanno cambiato nome nel corso degli anni, la Barlia è una di quelle: il botanico siciliano A. Bivona-Bernardi (1778-1837) la descrive per primo nel 1806 nella sua pubblicazione “Sicularum plantarum” con il nome Orchis longibracteata. Nel 1807 il botanico francese Jean-Louis-Auguste Loiseleur-Deslongchamps (1774-1849) descrive nella sua " Flora Gallica" una pianta che il suo amico Gaspard Nicolas ROBERT (1776-1857) aveva trovato nel 1805, sulle colline di Toulon, Loiseleur dedica al suo amico Robert la pianta  nominandola  Orchis robertiana. Successivamente il botanico palermitano Filippo Parlatore (1816-1877) dedica il genere al suo amico botanico nizzardo Jean Baptiste Barla (1817-1896)  Direttore del Museo di Scienze Naturali di Nizza, e la descrisse nel 1858 come Barlia longibracteata.  Nel 1967, il botanico svizzero Werner Greuter rinnova la prima definizione e la nomina Barlia robertiana. Pierre Delforge nel 1999 inserisce la specie nel genere Himantoglossum e la descrive come Himantoglossum robertianum. Recentemente nella pubblicazione della Checklist della flora vascolare italiana (Bartolucci et al., 2018a) la ragazza ha ripreso il nome di Barlia robertiana

Orchis longibracteata
 Bivona-Bernardi, Sicularum plantarum 1806



Barlia robertiana dal volume di J.B.Barla

“Flore illustrée de Nice et des Alpes-Maritimes : iconographie des orchidées” 1868



mercoledì 3 febbraio 2021

Hai una palma in giardino? Tutta colpa di Napoleone

 




Hai una palma in giardino? Tutta colpa di Napoleone.
E se camminando nei boschi trovi una palma è sempre colpa di Napoleone?
Non solo, anche di un botanico scozzese.
Facciamo un passo indietro per capire meglio di cosa stiamo parlando.



La corrente pittorica nota come Orientalismo, si sviluppa in Francia a seguito della spedizione di Napoleone in Egitto del 1798, e se eri benestante e avevi sfogliato il volume “Description de l'Egypte - pendant l'expédition de l'armée française, publiée sous les ordres de Napoléon Bonaparte” ti veniva voglia di comprarti un quadro esotico di Eugène Delacroix o di Alberto Pasini. Ma la palma cosa c’entra? Beh la palma è il simbolo dell’oriente, è la pianta esotica per eccellenza, ed era una pianta allora ai più sconosciuta, e se un quadro di Delacroix  costava troppo, per soddisfare le tue esotiche voglie bastava una Palma! Ma come faccio a mettermi nel giardino una pianta abituata a vivere in ambienti assolati così diversi dai nostri? La risposta la trova il botanico scozzese Robert Fortune durante una spedizione botanica in Cina dal 1843 al 1846 commissionata dalla Royal Horticultural Society di Londra. Robert Fortune torna in Gran Bretagna con 250 nuove specie botaniche provenienti in gran parte dalla Cina  che verranno in seguito introdotte a scopo ornamentale in Europa, Australia e Stati Uniti, tra cui la palma che porta il cognome del suo fortunato scopritore: Trachycarpus fortunei.
Questa palma detta anche Palma cinese, Palma di Fortune o Palma Zhou Shan a differenza della stragrande maggioranza delle palme che vivono nella fascia tropicale, è originaria delle montagne della Cina ed è quindi in grado di sopportare temperature rigide anche inferiori a -15°C.
Per questo motivo la palma di Fortune  venne utilizzata a scopo ornamentale  a partire dal 1844 fino in Nord Europa. 

Palma cinese, Civignola collina torinese
 

Ma se la palma ha arricchito con la sua chioma migliaia di giardini ha anche impoverito la biodiversità intorno ai luoghi in cui è stata messa a dimora. In che modo? La palma produce tantissimi semi che vengono dispersi dagli uccelli anche a grandi distanze, e quando trova condizioni climatiche a lei favorevoli tende a colonizzare il territorio facendo sparire le piante autoctone. In Canton Ticino, in Piemonte e in Lombardia la palma di Fortune è inserita nella Black List delle specie vegetali esotiche invasive per le quali sono applicabili misure di eradicazione da tutto il territorio regionale. Girando per i selvatici boschi intorno a casa ho trovato diverse giovani palme. Un consiglio  pratico per limitarne l’espansione è quello di non abbandonare le infruttescenze lungo scarpate boscose, discariche e fossati limitando così la dispersione di migliaia di semi. 



Tra le specie di palme di origine esotica presenti in Italia e nel bacino del Mediterraneo le più comuni, utilizzate sempre a scopo ornamentale, sono la Palma delle Canarie (Phoenix canariensis) e la Palma da dattero (Phoenix dactylifera) entrambe parassitate dal coleottero Rhynchophorus ferrugineus, noto come punteruolo rosso. L’unica palma autoctona in Italia è la piccola Palma nana (Chamaerops humilis) presente nel bacino occidentale del Mediterraneo, dalla Liguria alla Spagna ed Algeria.