Torino, Ponte Amedeo VIII, 16 luglio 2011
La megalopoli padana avanza inesorabile lungo la
direttrice Torino-Venezia inglobando tutto con una colata di infrastrutture che
nel tempo hanno modificato radicalmente il territorio e il paesaggio. Cemento e
asfalto hanno inglobato prati, boschi e paludi che rimangano solo nei ricordi,
nei toponimi. Hanno massacrato il tessuto di piccoli borghi urbani, hanno
seminato ovunque la finta ricchezza dei
capannoni industriali, triste profilo a
bordo strada che nasconde le montagne ormai antico ricordo dello
sconfinato orizzonte padano dove un
tempo moriva lo sguardo. Fai fatica a trovare segni di naturalità in questa
pianura che parla americano dove le piante e gli animali spesso provengono da
terre lontane, frutto di antiche e recenti introduzione, come gli scoiattoli grigi e le minilepri dal nordamerica,
i gamberi rossi dalla Louisiana, i pesci
siluro dall’europa orientale, le tartarughe a stelle e strisce, ed un corteo
infinito di piante aliene, robinie, ailanti, solidago, ad occupare il posto
delle quercie e degli olmi. Hanno seminato cemento, asfalto, e centri
commerciali senza fine, coprendo tutto, tranne il grande fiume e i suoi
affluenti. Hanno provato negli anni a domarlo a costringerlo dentro argini di
orrende e inutili prismate, ma lui è li più vivo di prima a dimostrare la
dinamicità del mondo naturale. Vivo e libero di correre e di riprendersi
antichi spazi perduti che ad ogni piena riconquista, ricordandoci di costruire
lontano dalle sue sponde come ricordano i nomi di antiche cascine costruite nel
posto sbagliato : Cascina Malpensata.
Terra di confine questa, serpentone di ghiaia e acqua
dove trovano rifugio animali, uccelli e piante che non trovano posto in città, e
uomini e donne che migrano come le Sterne
o gli Aironi per cercare un pezzettino di terra dove sostare magari per poco
per poi ripartire verso nuove o antiche avventure come fu in passato per molti
di noi. Potranno coprire tutto, tappezzare la padania con una coperta di finto
sviluppo, ma lui il grande fiume ed i suoi infiniti abitanti saranno sempre li
lungo le sue sponde. Gli Svassi maggiori portano a spasso i giovani dell’anno,
i Cannareccioni cantano nei canneti, e le Rondini volano basse a caccia sul
fiume, nomadi per sempre.
Torino. Stura di Lanzo, Ponte Amedeo VIII. 16 luglio 2011 |
I fiumi e le loro sponde rappresentano uno
straordinario corridoio naturale per la sosta, l’alimentazione e la
nidificazione di un gran numero di specie di uccelli. La zona della confluenza
tra la Stura di Lanzo ed il Fiume Po a Torino, riveste una particolare importanza dal
punto di vista ornitologico: l’area ospita l’unica garzaia urbana italiana,
insediata dal 1986, con più di cento coppie di Aironi cenerini nidificanti, e
lo specchio d’acqua della confluenza offre rifugio a numerose specie di uccelli
acquatici.
Complimenti da un ammiratore fiorentino! Che tipo di acquerelli usi?
RispondiEliminaGrazie Massimo! Schmincke, Schmincke, ora e sempre Schimncke !Spettacolo di acquerelli!!
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