Con
questa lettera Franco Correggia ricorda all’amico Silvio il giorno della
scoperta dell’enigmatica creatura tra le vigne del Monferrato astigiano: il
Berk berk
 |
Berk berk maschio |
 |
Berk berk femmina |
|
|
Caro
Silvio,
Ebbene sì, quelle che stai per vedere sono le uniche, irripetibili,
sbalorditive immagini che esistono sulla Terra del Berk berk! Sì, proprio lui,
l’incredibile animale un po’ toporagno, un po’ castoro, un po’ canguro, un po’
lontra, un po’ tupaia che SOLO IO E TE (unici al mondo), nei lontanissimi anni
Settanta vedemmo emergere dal “gurbin” (troguolo) di una vigna situata nelle
selvagge e impervie colline del Lunè del reame perduto di Mondonio!!! Quella
creatura mitica e indecifrabile che, dopo essere emersa ubriaca di verderame
dall’esoterico monolito di cemento e dopo essere magistralmente sfuggita alla
tua ferrea presa con una fulminea autotomia della coda, scomparve
misteriosamente nelle nebbie delle foreste vergini mondoniesi, fuggendo a
balzelloni giganti sulle sue esili zampette e lanciando a gran voce il suo
preistorico, ancestrale e inquietante richiamo: berk, berk, berk, berk...
Ti chiederai come altri umani possano condividere con noi il segreto
criptozoologico dell’esistenza del berk berk. La colpa è mia, lo confesso: una
sera, in un momento di debolezza favorito dalla particolare empatia con alcuni
amici naturalisti raccontai incautamente
del nostro antico incontro con l’animale misterioso e totemico, avanzando
ardite ipotesi sulla sua tassonomia e sottolineando che la creatura osservata
solo da noi due faceva impallidire i più arditi biomostri della zoologia
fantastica di Borges.
Purtroppo, tra i componenti dell’uditorio, si annidava il subdolo Lorenzo
Dotti, naturalista eccellente, ornitologo superlativo, botanico raffinatissimo
e disegnatore fantastico, ma ahimè membro dormiente di un oscuro ramo del
priorato di Sion che ha come scopo supremo lo screditamento dei naturalisti non
ortodossi che affermano l’esistenza di specie zoologiche relitte sfuggite alla
scienza ufficiale. Il perfido Lorenzo faceva al momento finta di nulla, ma come
tutti i malvagi adepti della sua diabolica setta attendeva sadicamente il
momento per sferrare il suo micidiale attacco. Momento che è puntualmente
arrivato venerdì scorso, sotto la forma di una paludata e rigorosa riunione di
botanici ed entomologi tenutasi nel contado di Asti. In quel cenacolo
pseudoaccademico il cinico Dotti si presentava con una perfetta raffigurazione
pittorica del berk berk dipinta da lui medesimo, e rivolgendosi a tutti gli
astanti urlava con sanguinaria veemenza: “Ecco, questo è l’empio animale che
l’eretico florista di Mondonio sostiene di avere visto, insieme ad un suo
sinistro ed eversivo compare, nelle foreste primigenie astigiane ormai quasi
mezzo secolo fa!”. Inutile dirti che, dopo lo sconcerto generale, sono stato
immediatamente espulso con biasimo e disonore da ogni società zoologica
dell’Occidente e da ogni sodalizio naturalistico del pianeta, nonché
stigmatizzato e bollato con ignominia come visionario acchiappafarfalle da
qualsivoglia amante della natura (compresi i boy-scout di Castelnuovo Don Bosco
e le Giovani Marmotte di Capriglio).
Tuttavia qualcosa di buono resta: siccome il perfido Lorenzo, pur accecato
dall’idea di spedirmi di fronte all’Inquisizione, non ha potuto tradire la sua
straordinaria maestria artistica, noi oggi disponiamo di due strepitose tavole
iconografiche che restituiscono magistralmente e meticolosamente (come tutti i
fanatici integralisti il Dotti è ossessivamente maniacale e preciso) le
fattezze dell’arcano berk berk, nei suoi più minuti dettagli e perfino
nell’espressione del suo dimorfismo sessuale (vedi tavola del maschio e tavola
della femmina)!!!
Ti lascio questi capolavori e ti informo
che domani stesso, sfidando i tromboni benpensanti dell’accademismo zoologico
internazionale, proporrò il riconoscimento del nostro toporagno gigante come
specie nuova e valida, con il nome di Diploberk problematicus, Deideri,
Correggia et Dotti, 2009.
Cari saluti criptozoologici.
Franco