mercoledì 17 marzo 2021

Felci, tanto antiche quanto affascinanti

 


Quando la campagna si tinge di tabacco da noi su al Nord vuol dire che è inverno. La natura riposa, soprattutto le piante che lavorano sotto terra per preparare la stagione successiva; va bene son contento per loro che dopo un inverno finalmente nevoso partiranno in rigogliose fioriture. Ma nel frattempo da buon appassionato botanico cosa guardo? cosa riconosco? cosa classifico? Alle domande quest’inverno mi son venute in soccorso loro: le felci.  Nella lunga vita da illustratore naturalista ho disegnato un po' di tutto ma, chiedo venia, le felci non le ho mai considerate.



 

Una forra fresca e umida o un muretto a secco assolato possono mostrarti anche in pieno inverno un campionario meraviglioso di piante ancora verdi, le felci appunto. Ho cercato così di colmare almeno parzialmente la mia ignoranza in questo mondo affascinante e antichissimo e per farlo mi sono avvalso di materiale trovato in rete utilissimo per chi vuole iniziare a riconoscere queste ragazze verdi dalle lunghe chiome.

Genera filicum, or, Illustrations of the ferns, and other allied genera
Bauer F.A. 1842

Qui sotto link a pubblicazioni e articoli dedicati alle felci facilmente scaricabili in formato PDF dalla rete. Un altro validissimo sistema per sapere quali specie di felci  vivono nella nostra regione è quello di scaricare l’applicazione iNaturalist un social network di naturalisti,  biologi e appassionati costruito sul concetto di mappatura e condivisione di osservazioni sulla biodiversità in tutto il mondo. È possibile accedere a iNaturalist tramite il suo sito Web o dalle sue applicazioni mobili. Buona lettura, buone osservazioni e viva le felci!

LINK:

 Le Pteridofite d'Italia, Marchetti 2003

Felci e piante affini in Liguria e in Italia, Bernardello, Martini. 2004

Felci e piante affini del Parco Nazionale della Val Grande Dellavedova. 2013

Felci dell’Emilia Romagna Bonafede, Vignodelli, Marchetti, Alessandrini. 2016

Clé de détermination des Ptéridophytes du Centre-Val de Loire. Cordier. 2018

 


iNaturalist, schermata sulla distribuzione regionale piemontese dell'Asplenium trichomanes

Thomé, O.W.,
Flora von Deutschland Österreich und der Schweiz (1886-1889)



giovedì 4 marzo 2021

L' Abbazia, il Bosco, il riso nella natura del Parco delle Grange

 



L'Abbazia, Il Bosco, il riso

nella natura del Parco delle Grange

disegni di Lorenzo Dotti

Edizioni Boreali 2020

Un libro che si tuffa nel passato molto remoto di quel lembo di terra del basso vercellese abitata dai monaci cistercensi dell’Abbazia di Lucedio, un libro che racconta l’ultima selva della Pianura Padana: il Bosco della Partecipanza di Trino, un libro che racconta l’opera dell’uomo e della natura sapientemente protetta dal Parco naturale del Bosco della Partecipanza e delle Grange Vercellesi di recente istituzione . Un libro che racconta anche le avventure di noi giovani appassionati ornitologi del GPSO (Gruppo Piemontese Studi Ornitologici) che negli anni novanta del secolo scorso partivano di notte per montare le reti per acchiappare uccelli, certo non per mangiarli ma per studiarli e inanellarli.

Il libro potete richiederlo scrivendo a info@boreali.it 








Qui di seguito la recensione al libro scritto da Raffaella Amelotti per la rivista Piemonte Parchi:



Il carnet de voyage del Parco delle Grange

«L’uomo più abile può fare per gli altri solo ciò che fa per se stesso, cioè notare, osservare, a mano a mano che la natura gli offre oggetti interessanti.» Eugène Delacroix
Il Parco Naturale del Bosco della Partecipanza e delle Grange Vercellesi è nato sotto la buona stella dell’arte. Accompagna la sua istituzione, l’uscita de “L’Abbazia, il Bosco, il riso nella natura del parco delle Grange”, il carnet de voyage realizzato dall’illustratore naturalista Lorenzo Dotti, edito da Edizioni Boreali.
Il diario illustrato di viaggio è un genere letterario che non ha regole precise: immediatezza e capacità artistiche lo rendono insolito e moderno sebbene le sue radici siano ben radicate nel passato quando i primi viaggiatori, sprovvisti di qualsiasi altro strumento adatto a “fotografare” un paesaggio o una sensazione, partivano armati di taccuino, matita e acquerelli.

Dal XVII secolo si diffonde tra i giovani aristocratici la moda del viaggio di formazione, il grand tour attraverso l’Europa: l’Italia diventa ben presto meta fondamentale, così che Venezia, Firenze, Roma, Napoli e la Sicilia accolgono i rampolli delle casate dell’Europa continentale alla scoperta della cultura classica. Pittori come William Turner, Eugène Delacroix, e, più tardi, Paul Gauguin e Paul Klee, ma anche scrittori come Johann Wolfgang von Goethe hanno lasciato taccuini di particolare pregio.

A quei secoli così lontani risalgono dunque gli inizi del moderno turismo giovanile di massa e il bisogno di raccontare il proprio viaggio, meglio ancora se con le immagini: una pratica non così distante da quanto avviene oggi…
Nell’epoca della fotografia digitale, quando, con facilità, chiunque è in grado di catturare un’immagine o addirittura girare un breve video, riconosciamo al carnet de voyage un valore aggiunto dato dalle emozioni che hanno mosso l’autore. Il taccuino illustrato racchiude in sé il senso dello stupore e dell’estasi con cui l’artista ha osservato il paesaggio, e il tempo dedicato alla sua rappresentazione e la sensibilità di espressione non sono paragonabili nemmeno alla migliore delle fotografie.

Il carnet, oggi come allora, consente, sfogliandolo, di ripercorrere il viaggio, riviverne le sensazioni, i luoghi, i colori ma anche le luci: il connubio tra la parte visiva e quella descrittiva delle annotazioni lo rende un’espressione artistica ibrida molto diffusa tra i viaggiatori più desiderosi di calarsi nelle atmosfere locali e capaci di prendersi il giusto tempo per osservare e disegnare.

La rappresentazione artistica di un paesaggio o della natura serve all’autore a fissarne il ricordo, ma a quel punto, il paesaggio o l’elemento naturale sono resi “immortali” nel patrimonio culturale dell’uomo, per il solo fatto di essere frutto dell’attività intellettuale dell’artista.
E’ così che le pagine colorate da dipinti ad acquerello e schizzi si trasformano in pezzi unici di grande valore, in cui le annotazioni completano gli spazi vuoti.
Ciascun autore ha il suo stile personale e quello con cui Lorenzo Dotti ha riempito i suoi  quaranta taccuini in altrettanti anni di carriera è davvero unico.

Lorenzo rilega da solo i suoi quaderni che, insieme a penne e colori, sono i suoi inseparabili compagni di viaggio. E così soggetti tanto diversi come l’attesa di un treno in ritardo, una traversata in nave, un paesaggio, un particolare architettonico o un elemento naturalistico si trasformano, con la medesima sensibilità artistica, negli schizzi sui fogli di carta preziosa che compongono i suoi carnet.
Anche nel suo più recente lavoro, sono le emozioni le vere protagoniste: il libro “L’Abbazia, il Bosco, il riso nella natura del parco delle Grange” trasmette lo stupore della scoperta di luoghi ricchi di natura e storia visti con gli occhi dell’autore.

Pagina dopo pagina, Lorenzo Dotti ci accompagna lungo un viaggio straordinario attraverso due secoli, storie di uomini e di fatica, edifici arditi e paesaggi davvero unici.
La pianura del basso vercellese è la protagonista di questo percorso con le sue grange che hanno animato le vicende storiche medievali e definito la morfologia del paesaggio risicolo in cui si incastonano come gemme preziose zone di elevato valore naturalistico. Le aree umide di Fontana Gigante, la Palude di San Genuario e il Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino sono i paladini della grande ricchezza, in termini di biodiversità, di un territorio dedito quasi esclusivamente alla monocoltura del riso.
Gli acquerelli di Lorenzo ci raccontano il passato laborioso delle cascine storiche e il presente degli ambienti naturali gestiti dall’Ente-Parco, che rivestono un ruolo determinante nell’equilibrio faunistico e floristico di un territorio così complesso.

Questo volume fa parte di un progetto editoriale più ampio che vuole raccontare il territorio attraverso disegni e testi: il primo volume, “Monferrato tra colline e risaie”, pubblicato nel 2016, raccoglie i disegni prodotti in dieci mesi di lavoro tra i borghi, i castelli medievali, le colline, “la pianura del riso”, un vero paradiso per l’avifauna locale, le cascine e il fiume.
“Tracce di cemento - archeologia industriale in Monferrato”, il secondo volume della collana, è dedicato a elementi che caratterizzano fortemente il paesaggio del Monferrato casalese: ciminiere, opifici abbandonati, torri, palazzine dismesse, piloni di teleferiche fantasma testimoniano la vicenda del cemento che, dalla rivoluzione industriale del XIX secolo, è giunta fino agli anni ’60 del Novecento, sfruttando quei giacimenti di marna di cui il terreno era ricco.

Lorenzo, torinese di nascita, ben conosce i territori descritti e proprio qui, in occasione di una giornata di pittura en plein air, è avvenuto l’incontro con il suo editore.

Carlo Rosso è originario di Trino, la città degli editori: è stato proprio merito di un trinese, Gabriele Giolito de’ Ferrari, la diffusione dei testi di Ariosto, Boccaccio e Petrarca. Origini illustri, dunque, per il fondatore delle Edizioni Boreali!

Non resta che augurarvi buona lettura e, data l’immediatezza dei testi e degli acquerelli, non tarderete a condividere le caleidoscopiche sensazioni dell’autore e a immergervi nei paesaggi descritti, maturando di certo il desiderio di visitarli al più presto!