“Con addosso la camicia e sottili brache di lino, senza calze ho passato molte ore felici dipingendo in natura dal vivo”. Scriveva così Thomas Jones (1742-1803) pittore “en plein air” inglese rapito dalle luci del paesaggio italiano durante la sua permanenza tra il 1776 e il 1783.
Thomas Jones.
Lungo la strada per Santa Maria de Monti
Napoli, 1781
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E’ questa la nuova tipologia dell’artista nel settecento, che lasciati l’atelier, il cavalletto, le tele ingombranti, va in cerca di esperienze diverse, e la tecnica dell’acquerello fino ad allora considerata marginale diventa la protagonista di quel periodo. In Inghilterra tra il 1750 e il 1850 si assiste alla nascita del “The golden age of british watercolors” ( il Secolo d’Oro dell’acquerello inglese), uno degli avvenimenti più importanti della storia dell’arte moderna dove il paesaggio e la sua rappresentazione prendono il posto di preminenza fino ad allora occupato dal ritratto o dalla rappresentazione storica. Sono gli anni del “Grand Tour” ( viaggio condotto da giovani aristocratici europei per ampliare i loro orizzonti culturali nel vecchio continente) che vide un esercito di acquerellisti, soprattutto inglesi armati di pennello e taccuino, riportare sulla carta con dovizia di particolari paesaggi e architetture dell’Europa continentale, con una predilezione per l’Italia e le sue città d’arte.
Albert
Goodwin. Verona, 1896
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Edward Lear Dubrovnik, 1866 |
Joseph Mallord William Turner, Vesuvius and the Sorrentine Peninsula from Via Posillipo, 1819 |
L’impiego dell’acquerello nel corso dei viaggi è una delle più antiche e caratteristiche applicazioni di questa tecnica, preferita ad altre per la sua praticità e il ridotto volume di materiali da portare sul campo. Tra gli acquerellisti inglesi Edward Lear, e William Turner, solo per citarne un paio, lasciano il segno nella storia dell’arte e dell’acquerello. Edward Lear, scrittore e artista inglese (1812-1888), famoso per il suo “Libro dei nonsense”, lascia l’Inghilterra nel 1837 per un lungo viaggio di scoperta nei paesi del Mediterraneo: i suoi paesaggi raccontano meglio di tante fotografie le atmosfere gli usi e i costumi dei paesi che si affacciano sul Mare nostrum dall’Italia alla Turchia passando per l’Albania e Malta. La produzione artistica dell’inglese Joseph Mallord William Turner (1775-1851) è monumentale: nel corso dei suoi numerosi viaggi europei riempie un numero impressionante di taccuini conservati alla Tate Gallery di Londra, circa 30.000 tra disegni e acquerelli che raccontano meglio delle parole il “pittore della luce”.
Francis Towne. Il Palatino dal Foro Romano, 1781 |
Johann Heinrich Schilbach. Costa di Amalfi, 1825 |
Frank Randal. Resegone, 1885 |
L’acquerello
viene utilizzato a partire dal seicento
anche nella rappresentazione del mondo naturale così come ben
documentato dal lavoro dei numerosi pittori naturalisti al seguito delle
spedizioni scientifiche e le esplorazioni transoceaniche.
John White,
Archosargus probatocephalus, acquerello c.1585 - 1593
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Primo tra loro
l’artista inglese John White (attivo tra il 1585 e il 1593) che partecipò alle
spedizioni nella Virginia americana, da poco scoperta e colonizzata, per
dipingervi ad acquerello flora fauna e paesaggi. Ma anche i lavori ad
acquerello realizzati durante le esplorazioni in terre lontane servivano come
base per le incisioni che avrebbero impreziosito le pubblicazioni scientifiche
sul tema. Solo verso la fine del XIX l’opera di alcuni grandi pittori naturalisti
influenzerà in modo decisivo le future generazioni affinché il lavoro ad
acquerello sia opera definitiva e non solo mero passaggio di studio o bozzetto
preparatorio. Merita ricordare tra i padri spirituali dell’attuale pittura
naturalistica l’ornitologo americano
Louis Agassiz Fuertes (1874-1927), il pittore naturalista inglese
Charles Frederick Tunnicliffe (1901
1979) e Vincent Fossat (1822-1891)
pittore naturalista francese.
Louis Agassiz
Fuertes, Pterocles quadricinctus, 1927
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Vincent
Fossat, Coprinus comatus, c. 1875 -1890
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Charles Frederick Tunnicliffe, Falaropo di Wison, 1958 |
“Il fascino dell’acquerello non si
limita alla sua freschezza ed alla sua spontaneità o a quell’impressione di
apparente evanescenza che induce alla divagazione sognante o alla meditazione;
si manifesta anche attraverso una certa magia dovuta alla limpidezza e alla
trasparenza dei suoi colori”,
con queste parole Gerald Bauer, nella premessa al suo libro “Il Secolo d’Oro dell’acquerello
inglese”, restituisce preziosità e importanza all’acquerello e
inconsapevolmente alla sua funzione nella rappresentazione del mondo naturale:
solo l’acquerello infatti saprà regalare più di altre tecniche attraverso la
“limpidezza e la trasparenza dei suoi colori”, la consistenza e la luce di
molte forme naturali: come la fragilità
dei petali di un papavero, le trasparenze e i colori cangianti della pelle dei
pesci, il soffice piumaggio di un volatile.
Lorenzo Dotti. Gabbiano comune, 2016 |
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