La Barlia robertiana è una vistosa
orchidea spontanea dai grossi fiori rosa violacei che fiorisce d’inverno e le
cui dimensioni sfiorano il metro in altezza. Per tutti questi validi motivi è
impensabile non vederla in natura quando la campagna è ancora colorata di
marrone e poche piccole piante cominciano a fiorire.
Barlia robertiana, acquerello di Lorenzo Dotti |
La Barlia è una pianta simbolo del Bacino
del Mediterraneo, fiorisce lungo le sue coste dalla Spagna alla Turchia, dall’Italia
alla Libia, ma è anche il simbolo di quel cambiamento climatico che ha permesso
a diverse piante mediterranee di spingersi verso nord. Le piante viaggiano in
mille modi, i semi si spostano col vento, nell’intestino degli animali o per
mano dell’uomo. Nel caso della Barlia è il vento che disperde i suoi minuscoli
semi e li ha fatti volare tanti anni fa dalla Liguria fino in Piemonte.
La prima osservazione documentata per
il Piemonte di questa bellissima orchidacea risale al 1984, osservata da Carrega
e Silla nell’Appennino Ligure Piemontese presso Voltaggio. Da allora la bella
ragazza che fiorisce d’inverno ha cavalcato verso nord con la velocità del
fulmine, insediandosi ovunque le condizioni climatiche ed ecologiche lo
permettessero come dimostrato dalle carte qui sotto che raccontano l’evoluzione
della sua distribuzione in Piemonte dal 1984 ad oggi.
La Barlia è presente nella nostra regione nelle fasce collinari del torinese e allessandrino, nel Monferrato e nelle Langhe e lungo l’appennino ligure piemontese dai 200 ai 900 metri, e come molte orchidee si insedia nei prati aridi nei cespuglieti e lungo i bordi stradali.
Barlia robertiana, acquerello di Lorenzo Dotti |
L’IRRESISTIBILE ASCESA DI BARLIA ROBERTIANA
La Barlia originariamente descritta come stenomediterranea ossia con areale ristretto al bacino mediterraneo, nella fascia dell’olivo, ha avuto in relativamente pochi anni un’espansione straordinaria, espandendosi a nord fino ai Paesi Bassi (Olanda, Noordwijk) e a est fino in Bulgaria. Le piante censite in Inghilterra pare provengano da un esemplare piantato in un giardino nel 2002 (nel 2017 nella stazione si contavano già 65 piante).
In Italia, è distribuita in tutte le regioni tranne la Val d’Aosta e il Friuli Venezia Giulia. Recentissimo il ritrovamento in Trentino nei sobborghi di Trento, segnalato sulla pagina FB del GIROS il 1° aprile 2021 da Sandro Poli.
Nelle nazioni confinanti a nord ovest si conferma lo stesso trend: In Francia ha risalito il Rodano fin a nord di Lyon, è comparsa in Bretagna e Normandia, con una diffusione dirompente: a titolo di esempio nel dipartimento delle Hautes – Alpes, da Briancon a nordest fino a Laragne a sud avest, è stata segnalata la prima volta nel 1988 e ad oggi conta 12 stazioni, tutte concentrate nella zona sud ovest del dipartimento. Così pure in Svizzera, dove è comparsa nel 2007 a Ginevra, è oggi localizzata intorno al lago Lemano e si sta spostando verso nord.
Per quanto riguarda il Piemonte, ecco i numeri della Barlia al 21 aprile 2021:
1984: prima segnalazione di Mario Carrega (3) a Voltaggio (Appennino ligure-piemontese orientale), forse lungo il corridoio ecologico della Val di Lemme e Polcevera che attraverso il Passo della Bocchetta arriva a Genova.
240: le segnalazioni della specie georeferenziate nel database
50: i rilevatori, numero per difetto
47: i quadranti a maglia 10 x 10 km in cui è presente
86: i comuni dove vegeta, talvolta in centinaia di esemplari come a Pecetto di Valenza (Al); da nord: Camino ( Al) a sud: Alto ( Cn), da est: Cabella Ligure (Al) a ovest: Valdieri (Cn).
140 m: quota più bassa conosciuta (Viarigi, At)
900 m: quota più alta conosciuta (Caprauna, Valle Tanaro)
Dalla carta di distribuzione nella regione, si può cogliere l’avanzata della specie in 22 anni di osservazioni. Come si vede, la marcia non è stata lineare: molti fattori hanno concorso alle nuove segnalazioni, ad esempio l’intensificarsi della ricerca sul campo, la partecipazione alla raccolta dati di moltissimi appassionati e non soltanto botanici come in passato. In alcune zone si concentrano la maggioranza delle indagini, in genere dove maggiore è la ricchezza di specie e quindi più alta la frequentazione di appassionati e fotografi; dove è presente un gruppo attivo di floristi e botanici legati ad esempio ad un Parco Naturale che promuove la ricerca; dove sono stati lanciati progetti di ricerca specifici come ad esempio nell’Astigiano per la pubblicazione della guida alle orchidee della provincia di Asti.
Distribuzione della Barlia in Piemonte
NOMENCLATURA
Molte specie vegetali hanno cambiato nome nel corso degli anni, la Barlia è una di quelle: il botanico siciliano A. Bivona-Bernardi (1778-1837) la descrive per primo nel 1806 nella sua pubblicazione “Sicularum plantarum” con il nome Orchis longibracteata. Nel 1807 il botanico francese Jean-Louis-Auguste Loiseleur-Deslongchamps (1774-1849) descrive nella sua " Flora Gallica" una pianta che il suo amico Gaspard Nicolas ROBERT (1776-1857) aveva trovato nel 1805, sulle colline di Toulon, Loiseleur dedica al suo amico Robert la pianta nominandola Orchis robertiana. Successivamente il botanico palermitano Filippo Parlatore (1816-1877) dedica il genere al suo amico botanico nizzardo Jean Baptiste Barla (1817-1896) Direttore del Museo di Scienze Naturali di Nizza, e la descrisse nel 1858 come Barlia longibracteata. Nel 1967, il botanico svizzero Werner Greuter rinnova la prima definizione e la nomina Barlia robertiana. Pierre Delforge nel 1999 inserisce la specie nel genere Himantoglossum e la descrive come Himantoglossum robertianum. Recentemente nella pubblicazione della Checklist della flora vascolare italiana (Bartolucci et al., 2018a) la ragazza ha ripreso il nome di Barlia robertiana
Orchis longibracteata Bivona-Bernardi, Sicularum plantarum 1806 |
Barlia robertiana dal volume di J.B.Barla
“Flore illustrée de Nice et des
Alpes-Maritimes : iconographie des orchidées” 1868
Ovviamente, dopo aver letto quanto scrivi, viene il desiderio di cercare questa orchidea per almeno due motivi: l’antesi invernale e la dimensione dei fiori che il tuo acquerello mostra essere proporzionale all’altezza che indichi.
RispondiEliminaNon sapevo nulla di questa specie, neanche della sua esistenza, e sono contento che essa, da specie mediterranea si appresti in realtà a divenire ubiquitaria in Piemonte. Pur se non è detto che questa espansione altro non sia che il risultato lieto di un fenomeno disgraziato, cioè del cambiamento climatico dell’antropocene.
La aspettiamo in Val di Susa! Qui crescono molte orchidee e tu stesso le hai illustrate (non questa logicamente) in un bellissimo libretto del 2003. E il clima della bassa Val di Susa è quanto di più mediterraneo si possa trovare sulle Alpi italiane. Ci vorrà del tempo però. Non credo che sia facile “saltare” Torino, per questa magnifica pianta.
Nel frattempo cercherò di ritagliarmi una giornata ai primi di marzo per gironzolare sulla Collina di Torino perché vedo su iNaturalist che è stata osservata lì (più che altro da te).
Bellissima! Trovati alcuni esemplari sull'isola di Palmaria nel mese di marzo.
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